Le caratteristiche cliniche e diagnostiche del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività

L’ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder; Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività) è considerato, secondo la letteratura scientifica più recente, una condizione evolutiva caratterizzata da comportamenti di inattenzione e iperattività/impulsività, tali da interferire con l’adattamento del bambino ai suoi diversi contesti di vita.
Si ritiene ad oggi che questo disturbo abbia un’origine neurobiologica, sia per la sua componente ereditaria, sia per il coinvolgimento di un gene che codifica alcuni recettori responsabili del trasporto della dopamina. Allo stesso tempo, questo non esclude il ruolo significativo di fattori di natura ambientale, quali il contesto sociale e culturale, gli specifici pattern di attaccamento con le figure genitoriali e le modalità educative.

A prescindere da tali fattori, i sintomi di inattenzione e iperattività/impulsività talvolta sono evidenti in misura rilevante soltanto in una delle due aree di funzionamento. Infatti, sebbene spesso siano presenti entrambi soprattutto nei bambini in età scolare, è per tale motivo che nell’inquadramento clinico secondo il DSM-V sono previsti diversi sottotipi del Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività.

Approfondiamoli di seguito, focalizzandoci sulle diverse caratteristiche di essi.

  • Sottotipo disattento. Sono evidenti principalmente sei o più sintomi di disattenzione, che persistono per almeno sei mesi e che causano una compromissione del funzionamento del bambino nei diversi contesti. Ad esempio, si distrae facilmente, non riesce a prestare attenzione ad attività specifiche o a mantenerla per tempi prolungati, tende ad evitare o ad opporsi ad attività che richiedono una certa concentrazione e così via.
  • Sottotipo iperattivo. In questo caso, ad essere predominanti sono i sintomi, sempre della durata di almeno sei mesi, relativi all’area dell’iperattività (ad esempio, si muove con irrequietezza, parla molto oppure mette in atto comportamenti veloci e repentini) e/o dell’impulsività (intesa come difficoltà ad aspettare e a tollerare l’attesa, tendenza a dare risposte rapide e ad agire prima di pensare).
  • Sottotipo combinato. Sono coesistenti i sintomi di disattenzione, ma anche di iperattività/impulsività in quadro clinico più complesso, ma anche più frequente in età scolare.

 

Quali sono i comportamenti e le situazioni più frequenti per i bambini con ADHD?

Proviamo adesso a tradurre gli elementi clinici e diagnostici esplicitati sopra in termini più concreti, che facciano riferimenti ai comportamenti disfunzionali dei bambini con Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività, alle loro difficoltà e al loro modo di affrontare la quotidianità.

Sempre tenendo bene a mente i diversi sottotipi e soprattutto la variabilità individuale (fondamentale da tenere in considerazione per educatori, insegnanti, genitori e clinici), molto spesso i bambini con ADHD si comportano come se fossero sotto pressione, mostrandosi talvolta fisicamente irrequieti, talvolta soltanto frettolosi, apparentemente superficiali nelle scelte, nelle azioni o nelle attività. Un altro aspetto facilmente osservabile è la difficoltà nella pianificazione e nell’organizzazione di compiti complessi: ad esempio, preparare lo zaino per la scuola potrebbe essere un’attività piuttosto faticosa, dal momento che richiede un processo di problem-solving e una progettualità delle azioni da mettere in atto. Sono frequenti poi dei comportamenti impulsivi, quali intromettersi o interrompere gli altri, cambiare continuamente attività o farne contemporaneamente più di una; ciò è strettamente connesso alla scarsa tolleranza alla noia, all’attesa e alle frustrazioni in generale.

Molto spesso queste criticità fanno sì che il compito (soprattutto se complesso e se esigente in termini di attenzione/concentrazione) venga evitato oppure che vengano messi in atto comportamenti oppositivi, talvolta provocatori e sfidanti, a seconda del temperamento e delle caratteristiche individuali di ogni bambino. Inoltre, tali modalità a lungo andare possono associarsi a sintomi di natura emotiva (come ansia e scarsa autostima), relazionale (isolamento, fatica nella costruzione e nel mantenimento di relazioni significative) oppure comportamentale (quali irritabilità, difficoltà nell’autocontrollo e nella gestione della rabbia, oppositività e provocatorietà). A conferma di ciò, la percentuale di comorbidità dell’ADHD con altri disturbi è molto elevata; è fondamentale per questo che gli adulti facciano attenzione non soltanto alla disattenzione e/o all’iperattività, ma anche alle conseguenze emotive e comportamentali di esse e al funzionamento del bambino in tutte le aree di vita.

 

Qualche idea per gli adulti – genitori, educatori, insegnanti – che hanno a che fare con l’ADHD…

Sulla base di questa premessa clinica e teorica, proponiamo adesso qualche strategia che possa essere utile per i genitori, gli educatori, i tutor e gli insegnanti che quotidianamente si trovano a gestire bambini impulsivi, iperattivi e/o poco attenti. E’ doveroso precisare che si tratta soltanto di spunti, di idee che vanno sempre personalizzate e calibrate sulle risorse e sulle difficoltà di ogni bambino, proprio considerata l’elevata variabilità all’interno della categoria dei Disturbi da Deficit di Attenzione e Impulsività.

Costruire delle routine per il tempo insieme

Per i bambini con ADHD è molto difficile riuscire ad auto-regolarsi e a pianificare le attività da fare; è fondamentale per questo costruire, possibilmente condividendolo con il bambino, una routine e uno schema chiaro di come sarà strutturato il tempo insieme. E’ fondamentale inoltre coinvolgere il bambino nella gestione del tempo, magari grazie all’utilizzo di un orologio o di un timer.

Ecco un esempio di una tabella che scandisce i tempi di un’attività quotidiana come quella dei compiti (in questo caso ipotizziamo all’interno di un doposcuola o con un educatore/tutor) e che pertanto può aiutare lo studente a renderla prevedibile e meno caotica e ad allenarsi nell’auto-regolazione e nella pianificazione.

ADHD tabella con orari dei compiti

Stabilire e condividere delle regole

Molto spesso, come già accennato sopra, per i bambini con ADHD può essere difficile rispettare alcune regole a casa oppure a scuola, proprio per la difficoltà di concentrazione e per la marcata tendenza all’impulsività e all’azione. Di conseguenza, potrebbe essere molto utile stabilire insieme delle regole, che siano poche, chiare ed esplicitate in termini positivi e comportamentali: ad esempio, lavare i denti prima di andare a letto e utilizzare i videogiochi un’ora al giorno (a casa) e comportarsi in modo gentile e alzare la mano prima di intervenire (a scuola). In questo modo, soprattutto se la regola viene condivisa e resa ben visibile su un cartellone o su un promemoria, può essere più facile per il bambino auto-regolarsi e sperimentare una parte positiva di sé, come bambino rispettoso delle regole e gratificato dai genitori oppure dalla classe.

Aiutare il bambino ad utilizzare le auto-istruzioni

Per regolare il comportamento impulsivo e per allenarsi alla concentrazione e al problem-solving, si possono utilizzare le auto-istruzioni, ovvero delle indicazioni che il bambino dà a sé stesso relativamente alle attività e alle strategie da utilizzare; è proprio questo dialogo interno che può stimolare l’auto-regolazione e limitare la tendenza ad agire in modo impulsivo e poco pianificato, migliorando così l’adattamento alle situazioni sociali e relazionali e la capacità di portare a termine dei compiti e delle attività in autonomia.
Ovviamente, essendo le auto-istruzioni particolarmente faticose per i bambini con ADHD, è l’adulto che può farsi da mediatore e “prestare” le proprie istruzioni allo studente, con l’obiettivo di accompagnarlo verso l’autonomia e la costruzione di un dialogo interno.

Utilizzare i momenti di gioco come allenamento e divertimento insieme

Il gioco in gruppo o in coppia è un’ottima occasione per i bambini con ADHD, dato che permette di consolidare alcune funzioni esecutive (come la concentrazione e l’attenzione selettiva e/o sostenuta), di allenare le abilità di pianificazione e di inibizione del comportamento impulsivo e di allenarsi nella tolleranza all’attesa e alla frustrazione (ad esempio, perdendo o più semplicemente aspettando il turno dell’avversario).
A riguardo, sono particolarmente indicati Shangai, Memory, Dobble, Jenga e tanti altri simili, proprio perché permettono di divertirsi, di fare squadra oppure di competere, allenando numerose abilità cognitive, relazionali e comportamentali.

Il ruolo della scuola e degli ambienti di apprendimento

Essendo gli ambienti di apprendimento (scuola, doposcuola, attività extra-scolastiche) tali per cui le difficoltà dei bambini con ADHD sono particolarmente evidenti e a volte limitanti per il loro benessere, è indispensabile il coinvolgimento degli insegnanti e degli educatori in tutte le fasi dall’identificazione precoce dei campanelli di allarme, alla diagnosi e all’intervento.
In tal senso, la collaborazione della scuola con la famiglia, con i professionisti che hanno in carico il bambino e con eventuali tutor/educatori è quella condizione necessaria che rende possibile il benessere dello studente.

L’esperienza dell’apprendimento e del contesto scolastico può diventare in questo modo positiva, costruttiva e orientata ad emozioni e relazioni vissute in modo equilibrato e funzionale allo stare bene da soli e con gli altri.

Contenuti a cura di Nellia Arciuolo, Laboratori Anastasis

 

Riferimenti bibliografici:

American Psychiatric Association, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Quinta edizione. Raffaello Cortina Editore (Milano), 2014;
Celi, F., Fontana, D., Psicopatologia dello sviluppo. Storie di bambini e psicoterapia. McGraw-Hill (Milano), 2010;
Cornoldi, C., Gardinale, M., Masi, A., Pettenò, L., Impulsività e autocontrollo. Interventi e tecniche metacognitive. Edizioni Centro Studi Erickson (Trento), 1996;
Lambruschi, F., Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Procedure di assessment e strategie psicoterapeutiche. Bollati Boringhieri Editore (Torino), 2014.

 

 

Potrebbe interessarti

0
    Il tuo carrello
    Il tuo carrello è vuotoTorna al catalogo