Abbiamo già visto nell’articolo “Funzioni Esecutive in età evolutiva” (se non l’hai fatto, ti consiglio di sbirciare lì prima di proseguire con la lettura) che le abilità cognitive che rendono la persona capace di organizzare il proprio comportamento per adattarsi all’ambiente sono definite funzioni esecutive (FE).

Cosa accade quando ci sono dei disturbi dello sviluppo neurologico? In che modo il cervello si riorganizza? Come possiamo intervenire? Vediamo insieme il quadro dell’ADHD.

Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è una condizione caratterizzata da inattenzione, iperattività ed impulsività. In tal senso, l’adattamento all’ambiente può risultare problematico. Pensa, ad esempio, ad un bambino che non riesce ad autoregolarsi nel contesto scolastico, a seguire le regole, ad interagire propriamente con i suoi pari.

L’ADHD è annoverata all’interno del DSM-5, il manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali. Sebbene alcuni bambini presentino sia sintomatologie di disattenzione che di iperattività, vi sono casi in cui può predominare l’una o l’altra caratteristica. Dunque, consideriamo i sottotipi:

  • Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, Tipo con Disattenzione Predominante
  • Deficit di Attenzione e Iperattività, Tipo con Iperattività/Impulsività Predominante
  • Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività, Tipo Combinato

Nel tempo, si sono susseguiti diversi modelli di spiegazione del disturbo. Gli aspetti considerati rilevanti sono le risorse di regolazione emotiva (cioè quanto la persona sia in grado di autoregolare la propria energia ed incanalarla in modalità adattive), di controllo e regolazione delle risorse attentive e della capacità di inibizione di pensieri o di comportamenti disadattivi. Dunque, quando parliamo di autoregolazione (self-regulation), indichiamo tutte le componenti della stessa, sia comportamentali che emozionali. Molte ricerche hanno evidenziato una compromissione della self-regulation nel 40% delle persone con ADHD.

 

Disregolazione emotiva

“Datti una regolata, cerca un equilibrio, gestisci le tue emozioni, comportati bene”…

Quante volte hai dovuto fare i conti con queste parole? Probabilmente, leggendole, ti sono riecheggiate le parole (e il tono di voce) dei tuoi genitori, insegnanti o coach di quando eri bambino/a o, forse, sono le stesse che tu stesso/a dici a tuo figlio o al tuo studente un po’ vivace.

Se dovessimo definire le emozioni, potremmo farlo associandole ad un cambiamento che sentiamo nel nostro corpo (tecnicamente “arousal fisiologico”) oppure dando loro range di intensità e piacevolezza (forte vs debole, piacevole vs spiacevole). È un’esperienza tipica degli organismi viventi, non solo dell’essere umano, condivisa nelle diverse culture del mondo.

Forse starai pensando: “Okay, d’accordo…ma che c’entra con l’ADHD e le FE?”

Te lo spiego subito… ti ricordi quando abbiamo detto che il cervello è una sorta di “scheda elettronica” che invia input al corpo e ne riceve dallo stesso? In tal senso, l’emozione e l’attivazione corporea procedono parallelamente, in alcuni casi più lentamente e in altri più velocemente per fornire una risposta (pattern) comportamentale. Il cervello, dunque, recepisce gli stimoli ed invia i segnali emozionali e di attivazione corporea e poi comportamentale.

Pensa, quindi, cosa potrebbe accadere nelle persone con ADHD, dove potenzialmente qualsiasi situazione potrebbe rappresentare una “bomba emotiva”, specie se le capacità di controllo degli impulsi sono molto compromesse (non è sempre così!). Secondo le ipotesi che considerano il temperamento personale (insieme delle caratteristiche psichiche e fisiche), la disregolazione emotiva cambia in base al sottotipo di ADHD: il sottotipo inattento è caratterizzato da un basso controllo dell’emozione, indipendentemente dall’intensità, mentre il sottotipo impulsivo/iperattivo è caratterizzato da una forte esperienza ed espressione delle emozioni positive e negative.

Una seconda ipotesi, vede la disregolazione emotiva come una conseguenza del deficit nelle funzioni esecutive; mette in relazione la difficoltà di inibizione di un comportamento con altre funzioni esecutive (ad esempio, working memory, attivazione, autocorrezione).

Attingendo da entrambe le ipotesi, possiamo concludere che il deficit di autoregolazione dell’attivazione fisiologica, la difficoltà di inibire un comportamento inappropriato, così come problematiche di rifocalizzazione dell’attenzione e disorganizzazione del comportamento in risposta ad emozioni forti sono possibili complicazioni che una persona con ADHD può sperimentare.

 

Come intervenire?

Gli interventi validati in letteratura riguardano la persona nei suoi molteplici aspetti. Ricordiamoci sempre che ogni persona ha le proprie caratteristiche e non esiste una “ricetta” che sia risolutiva. Nessuna persona è “rotta”, né quindi deve essere “aggiustata”. Possiamo però accogliere l’altro e le sue difficoltà, lavorando sugli aspetti emozionali e relazionali tanto quanto su quelli neuropsicologici (attenzione e FE) e comportamentali, in modo da facilitare l’apprendimento di modalità di gestione delle situazioni più altamente impattanti nella vita della persona.

 

 

 

Bibliografia

  • Forslund, T., Brocki, K.C., Bohlin, G., Granqvist, P., Eninger, L. (2016). The heterogeneity of attentiondeficit/hyperactivity disorder symptoms and conduct problems: Cognitive inhibition, emotion regulation, emotionality, and disorganized attachment. British Journal of Developmental Psychology. 34: 371–387
  • Spencer, T., Faraone, S.V., Surman, C.B. H., Petty, C., Clarke, A., Batchelder, H., Wozniak, J., Biederman, J. (2011). Towards Defining Deficient Emotional Self Regulation in Youth with Attention Deficit Hyperactivity Disorder Using the Child Behavior Check List: A Controlled Study. Postgrad Med. 123(5): 50–59.
  • Martel, M.M. (2009). Research Review: A new perspective on attention-deficit/hyperactivity disorder: emotion dysregulation and trait models. Journal of Child Psychology and Psychiatry. 50(9): 1042–1051.
  • Barkley, R.A. (1997). Behavioral Inhibition, Sustained Attention, and Executive Functions, Constructing a Unifying Theory of ADHD. Psychological Bulletin. 121 (1): 65-94

 

Tratto dall’Articolo di Maria Luisa Anastasia – Educatrice Professionale

 

 

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