La legge 170, dell’8 ottobre 2010, disciplina le norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico e sottolinea l’importanza del ruolo della scuola rispetto all’individuazione dei DSA già a partire dalla scuola dell’infanzia, così come riportato nell’articolo 4: “Nell’ambito dei programmi di formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, è assicurata un’adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative ai DSA, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate.

In età prescolare è quindi possibile individuare, tramite l’osservazione da parte degli insegnanti, alcuni fattori di rischio associati alla presenza di DSA. Diverse scuole dell’infanzia somministrano per questa ragione dei test di screening standardizzati, che indagano la presenza di difficoltà specifiche a carico del linguaggio, della motricità, dell’organizzazione spazio-temporale, dell’attenzione e della memoria. Lo scopo di questi test è quello di individuare prestazioni atipiche rispetto ai prerequisiti scolastici, così da attivare percorsi di potenziamento basati su esercizi di rinforzo che possono essere svolti all’interno della didattica scolastica, ma anche a casa dai genitori. I giochi di rafforzamento proposti vanno a lavorare sulle abilità utili per l’apprendimento della letto-scrittura e del calcolo vertendo su aspetti grafo-motori, fonologici e logico-matematici.

 

Scuola Primaria

All’articolo 3 la legge 170 si spinge oltre, specificando come “E’ compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all’articolo 7, comma 1. L’esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA”.
Per questa ragione durante i primi anni della scuola primaria vengono svolti ulteriori progetti di individuazione precoce, al fine di sostenere i bambini nel percorso di acquisizione della letto-scrittura, intervenendo nei casi di difficoltà relative agli apprendimenti.
Lo screening permette di individuare gli studenti che presentano delle difficoltà nell’acquisizione e nell’automatizzazione dei processi alla base degli apprendimenti e successivamente di attivare dei percorsi mirati, che consentano di aumentare le probabilità di recupero delle competenze compromesse.

Questi protocolli fanno sì che si instauri un circolo virtuoso con ricadute positive sull’intero gruppo classe. Da un lato lo studente in difficoltà ha modo di lavorare in maniera mirata e puntuale sulle sue aree di caduta, comprendendo da subito le caratteristiche del proprio profilo di funzionamento. Dall’altro anche chi non presenta difficoltà ha la possibilità di consolidare ulteriormente le proprie abilità ed acquisirne di nuove. Inoltre, svolgere le attività di identificazione all’interno della scuola, permette ai bambini di effettuare l’intero percorso in un ambiente a loro familiare, supportati dalle proprie insegnanti e quindi in un contesto più disteso rispetto a quello clinico.

 

Dalla Diagnosi alla Scuola Secondaria

Citando nuovamente la legge 170, vediamo come l’articolo 3 indichi “Per gli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola trasmette apposita comunicazione alla famiglia”.
Anche in questo caso la scuola ha un ruolo cardine in qualità di osservatorio per eccellenza dei Disturbi Specifici di Apprendimento; il suo compito non è quello di fare diagnosi, ma di osservare e segnalare la necessità di effettuare approfondimenti diagnostici, che devono essere svolti da esperti della valutazione.
La diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia può essere fatta a partire dalla fine della seconda primaria, mentre quella di discalculia dalla fine della terza primaria. Al termine del percorso di screening, quindi, i bambini che presentavano semplici difficoltà o ritardi sul piano degli apprendimenti sono già stati individuati e hanno potuto beneficiare dei percorsi di potenziamento mirato. Mentre alle famiglie dei bambini nei quali non si è assistito a significativi miglioramenti, viene suggerito di effettuare un primo approfondimento diagnostico per verificare la presenza o meno di un DSA.
In caso di Diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento, la famiglia è tenuta a consegnare alla scuola copia della valutazione, che deve essere opportunamente protocollata e condivisa con il corpo docenti, così che ciascuno di loro possa provvedere a redigere la propria parte del PDP (Piano Didattico Personalizzato) e ad attuare una didattica personalizzata e individualizzata in base alle specifiche difficoltà dello studente.
Anche in questo caso il ruolo della scuola è decisivo per il raggiungimento formativo degli studenti con DSA. L’attuazione di una didattica inclusiva, che permetta l’utilizzo di strumenti compensativi e dispensativi per tutti gli studenti che ne hanno necessità; il ricorso all’apprendimento cooperativo che metta in risalto i punti di forza dei singoli studenti e non sottolinei le loro difficoltà; il ricorso ai differenti canali di apprendimento, permettono agli studenti di raggiungere un maggior senso di autoefficacia e di avere una maggiore autostima. Non vanno infatti sottovalutate le implicazioni psicologiche connesse all’arrivo e all’accettazione della diagnosi di DSA, soprattutto quando questa sopraggiunge tardivamente. Non è insolito che studenti delle scuole secondarie rifiutino il ricorso a strumenti compensativi o che ancor peggio arrivino all’abbandono scolastico, se non opportunamente consigliati e supportati.

Percorso dall'individuazione precoce alla stesura del PDP

Articolo a cura di:

Elisa Carli – Psicologa dei Laboratori Anastasis

 

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