“Lo specialista mi ha detto che sarà necessario un approfondimento logopedico per la diagnosi di mio figlio. Perché? E di cosa si tratta?”

Può capitare che lo specialista durante l’iter di valutazione ai fini di una diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento ritenga opportuno un approfondimento sugli aspetti linguistici, richiedendo quindi l’intervento del logopedista.
In questo articolo cercheremo di fare maggior chiarezza sul ruolo del logopedista nella diagnosi DSA e sulle motivazioni alla base del suo intervento.

Facciamo un passo alla volta…chi è il logopedista e di cosa si occupa?

Il logopedista è un professionista sanitario che si occupa di valutazione, prevenzione e trattamento
dei disturbi di linguaggio, della comunicazione, della voce, delle funzioni cognitive e dell’apprendimento, delle funzioni orali e della deglutizione in età evolutiva, adulta e geriatrica. Quando richiesto e necessario, mette a disposizione dell’equipe le proprie competenze professionali nella fase di valutazione dell’utente, nella stesura del profilo comunicativo-linguistico e del bilancio complessivo del caso.

Un po’ di Neuropsicologia

Ma perché viene richiesto il suo intervento?” Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima provare ad addentrarci (molto rapidamente!) nel nostro cervello e capire meglio cosa succede quando ci troviamo a leggere un testo, come ad esempio questo articolo.

Per semplicità faremo riferimento ai processi legati alla lettura, considerando che la dislessia è il più frequente disturbo dell’apprendimento ed interessa tra il 3 ed il 5% della popolazione scolastica italiana.

Tutto parte dal nostro occhio, o meglio da una sua piccola parte centrale, chiamata fovea, che cattura le immagini (in questo caso le lettere) e procede al loro riconoscimento; dopo un’attenta scansione invia queste informazioni ad una specifica area del nostro cervello, l’area occipito-temporale che è deputata al riconoscimento visivo delle parole. Ma non è ovviamente finita qui! La lettura non è un processo esclusivamente visivo ed interessa, invece, numerose aree della corteccia cerebrale, in particolare quelle legate al linguaggio, che come in una fitta rete interagiscono tra loro. La letteratura indica la presenza di due vie distinte ed elaborate da diverse aree del cervello attraverso le quali è possibile leggere e scrivere:
una via fonologica o sub-lessicale, maggiormente utilizzata nelle prime fasi dell’apprendimento, che permette al lettore di recuperare il suono delle parole e solo in un secondo momento di accedere al loro significato ricercando il termine nel nostro grande magazzino lessicale dove vengono raccolti, catalogati e conservati tutti i termini di cui siamo a conoscenza.
una via lessicale o diretta, preferita e sfruttata dal lettore fluente che permette prima il recupero della parola e del suo significato dal nostro magazzino e solo in un secondo momento utilizza queste informazioni per recuperarne la pronuncia.

Imparare a leggere quindi non è una passeggiata e consiste nel mettere in connessione le aree visive con quelle del linguaggio.

Linguaggio orale e scritto risultano quindi connessi?

Decisamente si! Diventiamo lettori e scrittori solo dopo aver acquisito il linguaggio orale.
Da molti anni ormai vi è ampio accordo nel considerare le competenze linguistiche alla base del corretto sviluppo delle abilità di lettura e di scrittura. Durante la pratica clinica e in modo particolare nel corso del colloquio di anamnesi non è affatto raro che il genitore riferisca un ritardo nello sviluppo linguistico del proprio figlio o una pregressa difficoltà di linguaggio .

Numerosi studi sostengono la presenza di una correlazione tra abilità lessicali-semantiche, morfosintattiche e fonologiche e dislessia evolutiva.

Guardiamone alcune più da vicino…

abilità lessicali e semantiche: imparare una nuova parola non significa solo conoscerne il significato, ma anche saperla inserire correttamente all’interno di un sistema linguistico proprio della lingua parlata. Avere a propria disposizione un ampio magazzino lessicale è una condizione fondamentale per diventare un buon lettore, un accurato scrittore e per comprendere con maggior facilità anche i testi più complessi.
abilità morfo-sintattiche: la morfosintassi in comprensione ed in produzione è intesa come la capacità di comprendere e produrre corrette strutture frasali avendo consapevolezza delle regole che governano i rapporti delle parole nelle frasi e delle frasi tra loro (ad es. la concordanza tra nome e verbo, nome e aggettivo, la struttura delle diverse tipologie frasali ecc.). Un bambino che non ha interiorizzato tali regole incontrerà difficoltà nel produrre un testo privo di errori morfologici e/o sintattici e faticherà nella comprensione di brani che contengono strutture frasali molto complesse. La letteratura dimostra che la sensibilità alla struttura grammaticale degli enunciati e la conoscenza di categorie grammaticali aiutano il bambino a prevedere le parole che legge all’interno della frase e del brano.
Possedere, quindi, delle adeguate competenze morfosintattiche permetterà al giovane studente di diventare un buon lettore, un buono scrittore e di migliorare le proprie abilità nella comprensione di un testo.
Anche le abilità narrative giocano un importante ruolo. La capacità di elaborare e costruire i contenuti di un discorso in modo che possano essere lineari e facilmente comprensibili per l’ascoltatore risulta essere predittiva di una buona produzione scritta ed esposizione orale.
abilità articolatorie e fonetico-fonologiche: ovvero la capacità di articolare e produrre adeguatamente i suoni della nostra lingua, di riconoscere la differenza tra fonemi percettivamente simili e rispettarne la corretta sequenza all’interno di una parola, risultano essere competenze fondamentali nell’acquisizione della letto-scrittura. Se il bambino compie errori di pronuncia o possiede un inventario fonetico incompleto tenderà durante le fasi di auto-dettatura a riportare lo stesso errore commesso nel parlato (ad es. se la parola “scivolo” risulta essere una parola complessa da pronunciare e viene sostituita sistematicamente dalla parola “sivolo” il bambino tenderà a ripetere il medesimo errore anche in scrittura).
La consapevolezza fonologica intesa come la capacità di percepire, discriminare e manipolare i suoni della lingua viene considerata uno dei più importanti pre-requisiti per l’apprendimento della letto-scrittura. Nelle lingue alfabetiche come la nostra, definite trasparenti, lettura e scrittura si basano sull’analisi sonora della parola: per far sì che il bambino riesca ad associare ad ogni lettera il corretto suono o viceversa è necessario che il piccolo studente immagini le parole come composte da tanti suoni diversi che possono essere analizzati, segmentati, uniti e manipolati.

E’ quindi evidente che linguaggio ed apprendimenti sono strettamente legati tra loro ed è in questa intricata cornice e con queste premesse che il logopedista si inserisce nella valutazione clinica ai fini di una diagnosi di Disturbo degli Apprendimenti.

Dalla valutazione al piano di intervento

Lo specialista del linguaggio si occuperà quindi di indagare i fattori ambientali relativi al contesto linguistico dell’utente che possono facilitare o costituire barriere per un corretto apprendimento, parteciperà all’iter diagnostico selezionando e somministrando allo studente tutte quelle prove e quei test standardizzati che reputa più adeguati per ogni singolo caso e che hanno lo scopo di indagare le diverse abilità comunicativo-linguistiche di cui abbiamo poco fa discusso; si occuperà di redigere il bilancio logopedico e di condividerlo con l’equipe diagnostica, mettendo a disposizione del team tutte le informazioni utili alla definizione del profilo funzionale del bambino.

L’intervento e l’approfondimento degli aspetti comunicativo-linguistici diventano quindi un valore aggiunto alla stesura di un bilancio complessivo, la cui funzione non si estingue nell’atto burocratico della diagnosi, ma che rappresenta invece un processo che deve guidare la creazione di un piano di intervento personalizzato (dall’abilitazione o riabilitazione, al confronto con gli insegnanti ed i genitori, alla stesura di un PDP ecc.) e modellato sulle esigenze specifiche di ogni piccolo utente.

Soltanto attraverso un esame accurato di tutte le competenze ed abilità che sostengono gli apprendimenti scolastici sarà possibile stilare un profilo funzionale completo, conoscere i punti di forza e le fragilità del bambino e attuare così un intervento efficace ed efficiente.

Riferimenti bibliografici:
-Dehaene S., I neuroni della lettura. Cortina Raffaello (Milano), 2009.
-FLI-Federazione Logopedisti Italiani, SSLI-Società Scientifica Logopedisti Italiani, Aspetti comunicativi e linguistici nella valutazione e nel trattamento dei Disturbi Specifici di Apprendimento. Aggiornamento 2020.
-Scuccimarra G., Competenze linguistiche e dislessia evolutiva: i deficit delle abilità lessicali e morfosintattiche. Giornale di Neuropsichiatria dell’ Età Evolutiva 2007;27:243-252.

 

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