Il Disturbo di Linguaggio è il disordine dello sviluppo più frequente in età evolutiva (Rapin, 2006), colpisce circa il 5-7% della popolazione prescolare, ha un esordio precoce e generalmente persiste anche in età adulta seppur con considerevoli variabilità individuali. Una sua rapida identificazione permette di attuare un intervento tempestivo, di ridurre quindi il rischio di insorgenza di altri disturbi del neurosviluppo (come il Disturbo dell’Apprendimento scolastico) oltre che la possibilità di incorrere in eventuali ripercussioni sociali ed emotive. La scuola può sicuramente svolgere un ruolo fondamentale nel processo di individuazione precoce, ma anche nell’accompagnamento e sostegno degli studenti con tali caratteristiche, fornendo strategie di supporto adeguate e facilitando lo scambio comunicativo e la socializzazione in un clima sereno e accogliente.

 

Cosa s’intende per Disturbi di Linguaggio?

Il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders) inserisce i Disturbi del Linguaggio all’interno di un’ampia categoria, quella dei Disturbi della Comunicazione distinguendoli poi in ulteriori sottogruppi definiti in base alle differenti espressività. Perché il linguaggio è sicuramente una funzione complessa e sarebbe impensabile poterne racchiudere tutte le sfumature all’interno di un’unica categoria. La comunicazione, come ci racconta l’etimologia del termine (dal latino communico = mettere in comune, far partecipe), è un processo che necessita di uno scambio e della partecipazione di almeno due individui: abbiamo perciò da una parte colui che trasmette il messaggio e dall’altra l’ascoltatore; sulla base di questa semplicissima considerazione possiamo già individuare due aspetti di un’unica funzione: l’espressione e la ricezione. Se riflettiamo poi sul fatto che in una conversazione il parlare è un atto continuo, dove non sempre vengono rispettati i turni comunicativi, possiamo rapidamente concludere che siamo anche in grado di essere “messaggero” ed “ascoltatore” nello stesso momento. Quando parliamo non solo prestiamo attenzione alle parole dell’interlocutore, ma ne analizziamo i gesti ed il tono per poter decodificare adeguatamente e nella sua interezza il messaggio. Riusciamo ad elaborare e pianificare un’enormità di parole e frasi in piccolissime frazioni di tempo; ma cosa succederebbe nel caso in cui una o più funzioni risultassero compromesse?

Potremmo trovarci di fronte a:

  • Disturbo del linguaggio: le abilità linguistiche risultano al di sotto delle attese per età e limitano l’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale e dei risultati scolastici. Le difficoltà possono essere dovute a deficit della comprensione e/o della produzione e si manifestano con una ridotta conoscenza ed uso delle parole (lessico ridotto), una difficoltà nella strutturazione di frasi e nell’utilizzo adeguato delle regole sintattiche e morfologiche proprie della lingua madre ed una compromissione delle capacità discorsive.
  • Disturbo fonetico-fonologico: si manifesta con una difficoltà nella produzione dei suoni linguistici (mancata produzione di alcuni suoni con conseguente sostituzione, ad esempio “tasa” per “casa” o processi di semplificazione della struttura della parola come “pada” per “spada”) che può interferire con l’intelligibilità dell’eloquio.
  • Disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia (balbuzie): presenza di alterazioni della normale fluenza che possono rendere difficile la comunicazione (ripetizione di suoni, sillabe o intere parole, interruzioni, blocchi o parole pronunciate con eccessiva tensione fisica).
  • Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): difficoltà nell’uso sociale della comunicazione verbale e non verbale. Può manifestarsi attraverso deficit nell’uso della comunicazione per scopi sociali (salutarsi o scambiarsi informazioni con modalità appropriate al contesto sociale); attraverso una difficoltà nel seguire le regole di una conversazione (ad esempio il rispetto dei turni o il saper utilizzare segnali verbali e non verbali per regolare l’interazione) o ancora difficoltà nel compiere inferenze (capire ciò che non viene dichiarato esplicitamente), riconoscere significati ambigui, metafore e frasi umoristiche.

La sintomatologia dei disturbi sopra elencati muta nel tempo ed è diversificata a seconda dell’età del bambino, inoltre è bene ricordare che le difficoltà linguistiche possono manifestarsi isolatamente, ma anche accompagnarsi ad altri disturbi del neurosviluppo (ad esempio il disturbo da deficit di attenzione e iperattività – ADHD).

 

Qual è il ruolo della scuola?

La diagnosi ed il trattamento spettano sicuramente agli specialisti del campo, ma il contesto scolastico risulta essere senza dubbio un contesto privilegiato per poter osservare le competenze linguistiche dei piccoli o grandi studenti e per poter così individuare e segnalare precocemente ai genitori le eventuali difficoltà riscontrate; ma non solo: i nostri bambini e ragazzi passano la maggior parte del loro tempo a scuola, qui si formano, imparano, creano rapporti sociali e pongono i primi tasselli per divenire gli adulti di domani. È necessario che vivano questo ambiente serenamente e che possano sentirsi accolti, compresi e sostenuti.
L’intervento tra i banchi, varia, così come le difficoltà linguistiche, e si modifica in base alle esigenze e all’età dello studente.

 

Come intervenire alla Scuola dell’Infanzia?

Durante la scuola dell’Infanzia le fragilità linguistiche maggiormente segnalate e più evidenti riguardano le abilità espressive; in particolare ciò che viene manifestato con più frequenza sono le difficoltà relative alla corretta produzione dei suoni linguistici (fonetico-fonologiche) ed alla povertà di vocabolario. L’insegnante potrà individuare ed indicare ai genitori le fragilità riscontrate in modo che, se necessario, si possa attivare una tempestiva presa in carico specialistica. Ma si potrà fare tanto anche in classe! Attraverso proposte laboratoriali e di gioco si potrà promuovere lo sviluppo linguistico dei nostri bambini e sostenere i piccoli studenti che presentano in questa fase alcune difficoltà. Di estrema importanza sarà la proposta di attività che abbiano come scopo “l’educazione all’ascolto” e l’acquisizione di una maggiore dimestichezza con i suoni, non solo in produzione, ma soprattutto in discriminazione (ad esempio riconoscere se due suoni molto simili tra loro sono uguali o diversi, “drin”-“trin”,la proposta di attività con le rime e l’ascolto di canzoncine e filastrocche). Per stimolare lo sviluppo del lessico può risultare utile associare stimoli linguistici ad immagini che potranno essere disegnate dai bambini stessi. Nel corso dell’ultimo anno del triennio rivestono un ruolo fondamentale tutte quelle attività metafonologiche (giochi di segmentazione e fusione sillabica, la ricerca e la produzione di parole che iniziano con una stessa sillaba ecc…) per poter preparare al meglio i piccoli studenti all’avvio dell’apprendimento della letto-scrittura.
È importante ricordarci che la maggior parte dei bambini che presentano difficoltà linguistiche, anche se piccoli, sono spesso molto consapevoli delle loro fragilità e ciò potrebbe condurre all’instaurarsi di meccanismi di evitamento (ad esempio preferire l’utilizzo del gesto a quello della parola per veicolare un messaggio) e comportare ripercussioni emotive e sociali. Anche in questa fase il contesto scolastico e l’intervento dell’insegnante possono rivestire un ruolo primario. Sarà essenziale stimolare il bambino affinchè utilizzi il linguaggio verbale (ponendo domande a doppia scelta “preferisci usare le matite o i pennarelli?” anziché “cosa vuoi usare per colorare”?) e rinforzare la corretta produzione della parola target, se espressa in modo non adeguato, non correggendolo apertamente (“non si dice tita, si dice matita!”), ma ripetendo la parola in modo corretto (“bene! Vuoi la matita? Ecco la matita!”). In questo modo eviteremo che il bambino possa provare un’eccessiva frustrazione e gli permetteremo di sentirsi più sicuro e meno inibito nel comunicare.

 

Come intervenire alla Scuola Primaria?

Spesso gli insegnanti della scuola primaria, al momento dell’inserimento, sono già stati messi al corrente, dai genitori o dalla scuola dell’infanzia, delle difficoltà linguistiche del bambino; ma potrebbe comunque capitare di non ricevere alcuna segnalazione nel caso in cui le fragilità dovessero essere di lieve entità e negli anni precedenti non fosse stato attivato alcun servizio. Difficoltà anche se lievi potrebbero interferire nell’acquisizione della letto-scrittura e renderne faticoso l’apprendimento; è, difatti, ormai largamente risaputo che il Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) può essere strettamente correlato a Disturbi di Linguaggio. Anche in questo caso l’insegnante potrà individuare e segnalare tempestivamente alla famiglia le fragilità riscontrate; tra le quali, le più manifeste potrebbero essere: inventario consonantico incompleto (mancano alcuni suoni, ad esempio il suono /r/), semplificazioni di gruppi consonantici (“cala” per “scala”), difficoltà metafonologiche, difficoltà nella strutturazione di frasi (errori legati all’utilizzo del verbo, per esempio alla forma passiva, o delle corrette preposizioni e congiunzioni) e ancora, povertà di vocabolario. Nel corso dei primi anni della scuola primaria sarà utile, in continuità con l’ultimo anno della scuola dell’infanzia, supportare e potenziare le abilità metafonologiche per facilitare l’apprendimento di lettura e scrittura, così come dedicare del tempo alla proposta di attività che siano mirate all’ampliamento lessicale e allo sviluppo delle competenze morfosintattiche e narrative.

 

Una proposta per arrivare InTempo

Non sempre, all’interno delle scuole, può essere semplice attivare un percorso rapido, specifico e finalizzato all’identificazione precoce ed al potenziamento delle abilità dei nostri ragazzi.
Il progetto InTempo nasce per rispondere a questa esigenza. Nato dalla collaborazione tra SOS Dislessia (Prof. Giacomo Stella) e Anastasis, InTempo è un servizio online di individuazione precoce degli indicatori di rischio dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e tempestivo intervento di potenziamento. Composto da due moduli, uno dedicato all’osservazione ed uno al potenziamento (delle competenze metafonologiche, di lettura, scrittura e calcolo), permette la costruzione di un percorso integrato (test-potenziamento-retest) dal duplice obiettivo: l’identificazione efficace di un possibile disturbo (DSA) tenendo conto della resistenza al potenziamento ed il superamento delle difficoltà di molti degli alunni che non presentano un disturbo specifico. La proposta di prove molto rapide e guidate dal sistema (circa 6-8 minuti a bambino) e l’utilizzo di App semplici ed intuitive (per il potenziamento – Gea, Atena, Ermes e Ares – da utilizzare a casa con l’aiuto della famiglia) scaricabili su smartphone o tablet, rendono il percorso sostenibile in termini di risorse ed i test somministrabili prontamente dagli insegnanti senza che questi debbano affrontare una lunga formazione specialistica.

E’ possibile provare InTempo gratuitamente registrandosi a https://portale.intempo.net/demo

 

Compensare e dispensare

I disturbi di linguaggio rientrano all’interno della Direttiva Ministeriale del 27 Dicembre 2012 nella quale troviamo scritto: “Per disturbi evolutivi specifici intendiamo, oltre i disturbi specifici dell’apprendimento, anche i deficit del linguaggio (…) alcune tipologie di disturbi, non esplicitati dalla legge 170/2010, danno diritto ad usufruire delle stesse misure ivi previste in quanto presentano problematiche specifiche in presenza di competenze intellettive nella norma…”; di conseguenza è quindi possibile attivare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) anche per quegli studenti che presentino un disturbo di linguaggio.
L’utilizzo del canale visivo a supporto di quello verbale risulta essere spesso di grande aiuto per coloro che presentano difficoltà linguistiche (e non solo!). La creazione e l’uso di mappe concettuali, la costruzione di vocabolari illustrati (in particolare nell’apprendimento di una lingua straniera), l’utilizzo di slide o brevi video per integrare le spiegazioni orali, possono essere degli strumenti indispensabili per supportare lo studio, l’esposizione orale e le verifiche scritte dei nostri bambini e ragazzi. Non dimentichiamoci che le difficoltà espressive possono manifestarsi non solo oralmente, ma anche in compiti scritti; per cui se il nostro studente fatica in compiti narrativi o commette errori morfosintattici durante l’esposizione, tali difficoltà potremo riscontrarle anche in esercizi di produzione scritta, sarà perciò importante armarci di una buona dose di tolleranza all’errore e non penalizzare il ragazzo. In questi casi potrebbe risultare utile fornire allo studente una guida, anche sotto forma di mappa, che lo aiuti nella costruzione del testo scritto e nell’organizzazione logico-sequenziale dei contenuti.
Nel caso in cui a risultare faticoso dovessero essere i compiti di comprensione del testo (riscontrabili anche nella risoluzione e comprensione di problemi aritmetici), dovuti ad esempio alla presenza di un ristretto bagaglio lessicale o ad una difficoltà nella decodifica di complesse strutture frasali, una valida strategia potrebbe essere quella di leggere a voce alta la consegna dell’esercizio ed assicurarsi che lo studente l’abbia ben compresa (chiedendo ad esempio di ripeterla a suo modo), o di aiutarlo e/o invitarlo ad evidenziare le parole chiave del testo o la domanda del problema.
Alcune volte potrà essere d’aiuto attivare anche alcune misure dispensative che permettano allo studente di eseguire un compito con materiale ridotto o che gli concedano un tempo più lungo per poterlo portare a termine.

Attraverso l’attuazione di interventi tempestivi e la stretta ed indispensabile collaborazione tra specialisti, scuola e famiglia potremo far sperimentare ai nostri ragazzi situazioni di successo rinnovando e favorendo la loro motivazione allo studio!

 

A cura di: Cinzia Tarlini, Logopedista, Laboratori Anastasis

 

 

Riferimenti bibliografici e sitografia:

  • Consensus Conference sul Disturbo Primario del Linguaggio, a cura di CLASTA e FLI www.disturboprimariolinguaggio.it – 2019.
  • DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Ed. Cortina Raffaello, 2014.
  • I Disturbi del linguaggio in età evolutiva. Caratteristiche, diagnosi e trattamento; A.Marini, S.Vicari, Il Mulino – 2022.
  • https://www.isispitagoramontalbano.edu.it/images/integrazionescrutiniofinale/Disturbi-del-Linguaggio.pdf

 

 

 

 

 

 

 

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